C’è un’immagine, quella stereotipata e da luogo comune, che racconta di un Salento terra di accoglienza. E poi c’è un altro Salento, quello fotografato dall’indagine dell’Osservatorio per i diritti Vox, che racconta tutta un’altra storia.
Per quanto il triste primato vada ad altre regioni, è inquietante la realtà del territorio che emerge dal rapporto di Vox, redatto attraverso la raccolta dei tweet e dei post sui social, pubblicata ieri sull’Espresso. Lontana anni luce da quell’idea di popolo di migranti, abituati al confronto con l’altro e per definizione accogliente, che aveva accolto a braccia aperte il popolo albanese in quel lontano 1991. Da allora, ne è passata di acqua sotto i ponti: l’immigrazione nel frattempo è diventato un fenomeno strutturale, ma sul piano dell’accoglienza e dell’integrazione il Salento ha ancora molta strada da percorrere. Un giudizio non generalizzabile, ovviamente, e relativo solo al mondo virtuale, ma certamente un campanello di allarme dell’intolleranza crescente. Un bollino rosso, facilmente individuabile sulla stessa mappa, che dovrebbe far riflettere sullo scollamento tra le politiche di accoglienza e la percezione dei cittadini.
Per stilare il rapporto l'osservatorio italiano sui diritti, in collaborazione con le università di Roma, Bari e Milano, ha analizzato oltre due milioni di messaggi pubblicati su Twitter da gennaio ad agosto del 2014. La squadra di Vox ha seguito per mesi l'onda violenta dell'intolleranza, restituendo un rapporto sull'aggressività di chi usa senza troppo pensarci parole come “froci”, “ebrei di merda”, “troie” e “zingari”.
“Nella scelta delle parole da mappare” spiegano i ricercatori “abbiamo lavorato sui termini e le offese più ricorrenti sui social evidenziati anche nelle ricerche scientifiche che si sono occupate di studiare i meccanismo implicati nell'atteggiamento discriminatorio”.
mp